Il tema spinoso è quello -ancora una volta- quello dell'acqua. Negli anni '70 fu il petrolio a tenere desta l'attenzione di tutti, ma oggi sembra che l'attenzione vada verso qualcosa di molto più fondamentale per la nostra vita: l'acqua.
Vogliamo raccontarvi la serata-incontro aperta a tutti i cittadini del Comune, che si è svolta a Bannia il 26 giugno scorso, organizzata dall'Assessorato all'Ambiente con il "puntuale" e colpevole preavviso di solo qualche decina di ore (quasi venisse auspicata la minore partecipazione possibile... ma noi c'eravamo).
------------------------
ACQUA_ZONE - I TERRITORI DELL’ACQUA
Organizzato dal Comune di Fiume
Veneto Area Urbanistica, Edilizia Privata ed Ambiente
Relatori:
- prof. Franco Cucchi (Università di Trieste)
- dott. Daniele Della Toffola (ARPA FVG)
- dott. Toffolutti Baldovino (ARPA FVG)
Cucchi: nella zona delle risorgive il bilancio idrico è
positivo, nel senso che dal punto di vista quantitativo (bilancio tra “entrate”
e “uscite” di acqua) non c’è deficit, anzi c’è surplus. Ci sono problemi, invece, di
QUALITÀ. I pozzi artesiani attuali prelevano a circa 140 metri e l’acqua è
di ottima qualità rispetto ai vecchi pozzi a 30 metri; quest’acqua prelevata a -140
metri è molto “vecchia”, ha circa 20.000 anni (quella più superficiale ha circa
2 anni). L’emungimento crescente ed altri fattori provocano però un fenomeno di
“rimescolamento” delle acque; nel senso che l’acqua profonda tende a “sporcarsi” e poi non si può più pulire se non con
tecniche molto costose.
Della Toffola: ha parlato del concetto di IMPRONTA IDRICA,
ovvero dell’importanza della risorsa “acqua” anche come materia prima per
produrre le varie cose che ci circondano. Ad esempio per fare un paio di jeans
ci vogliono dagli 8.000 agli 11.000 litri d’acqua. Tra i dati citati, il più
impressionante riguarda il nostro mare: il 40% dei rifiuti galleggianti nel
Mediterraneo sono resti del tabagismo degli ultimi quarant’anni, e di tutti i
paesi europei. I mozziconi dai vari paesi, anche nordici, con gli anni finiscono
nei fiumi e, prima o poi, arrivano al mare. La gran parte dei rifiuti comprende
però è composta da plastiche varie (bottiglie, oggetti, sacchetti, ecc.).
Queste plastiche per l’azione del sole e dell’acqua rilasciano il bisfenolo,
che dà grossi problemi ormonali al patrimonio ittico. Quindi, il concetto che
poi viene ripreso da Toffolutti in ambito più locale, è che c’è un accumulo
globalizzato di rifiuti nel tempo e nello spazio (il Mediterraneo, mare davvero
europeo, diventa la discarica di tutti i Paesi, non solo di quelli che si
affacciano sulle sue sponde). Vengono infine toccati con esempi concreti, altri
due concetti interessanti: l’importanza di piantumare nuovi alberi, che
permette di modificare, anche localmente, il clima (nel senso che viene agevolata
la caduta della pioggia) e l’importanza del far ritornare l’acqua superficiale in
falda (combattere la cementificazione/impermeabilizzazione del suolo).
Toffolutti: ha presentato molti dati analitici relativi ai nitrati
presenti nell’acqua della falda freatica locale, sulla base di controlli
effettuati nel corso del 2010. La situazione presentata non è proprio rosea quanto
a qualità delle acque sotterranee, sia nella zona del pordenonese che, in
particolare, nel Comune di Fiume Veneto. La tendenza è in peggioramento. La
peggiore situazione riguarda la zona pedemontana (Aviano-Montereale-Maniago) che
risente degli scarichi degli aerei della Base USA (clorurati, pesticidi,…) e
piano-piano hanno reso di scarsa qualità l’acqua. Tra l’altro, questi residui
non rimangono confinati nei Comuni suddetti, ma nel tempo tendono a sconfinare,
“rovinando” anche la nostra acqua, che sgorga più a valle. Per esempio, il
limite di legge dei nitrati è 50 milligrammi per litro; a Fiume siamo intorno
ai 17mg/l (per i bambini piccoli però è sconsigliato superare i 10mg/l). La
zona sotto il Tagliamento è invece più “fortunata” perché l’azione di dilavamento
del fiume Tagliamento in pratica mantiene più pulita l’acqua di falda, che ha
valori più bassi di nitrati. Altri valori, come quelli dei minerali, ad esempio
l’azoto, normalmente presenti nel terreno, sono influenzati dalla zootecnia e dall’agricoltura.
Cosa cambierebbe se si ricorresse maggiormente alle tecniche dettate dall’agricoltura
biologica? Toffolutti risponde che sì, l’agricoltura biologica non lascia mai il
terreno “nudo” e svuotato di sostanze nutritive, quindi si utilizzano meno
concimi e perciò questi valori (di minerali presenti nel terreno e nelle acque)
diminuiscono sensibilmente.
A questo proposito vogliamo citare un servizio di
Report di qualche mese fa, che sottolineava la bontà dell’agricoltura biologica, non
tanto per la differenza del prodotto (le mele, bio o no, hanno gli stessi valori
nutritivi) ma sulla grande differenza che si ha sul terreno (l’impronta):
quello coltivato biologicamente, dopo il raccolto, rimane molto più “vivo” e
performante, qualità che vanno poi ad incidere molto sulla qualità complessiva
dell’ambiente circostante.
Un tema -quello dell'agricoltura- che abbiamo ben capito si riflette non solo sulla "buccia" della nostra Terra, ma anche nelle profondità del sottosuolo... per poi tra anni sgorgare. Dobbiamo solo decidere che cosa vogliamo vedere sgorgare per la sete dei nostri figli!
Nessun commento:
Posta un commento