venerdì 12 settembre 2014

nostalgiche manie demolitrici

Rieccoci purtroppo a parlare di demolizioni

Di demolizione come risoluzione rapida-economica-definitiva di un problema scomodo, di un nodo irrisolto, quasi un cancro architettonico.

Invece di proporre finalmente un cammino che porti ad una progettazione condivisa e partecipata per la salvaguardia e sviluppo dell'Isola del Cotonificio e di Borgo Venezia, la notizia di settembre è -in soldoni- "appena avremo quattro soldi in tasca, demoliremo i ruderi del Mulino di Fiume".

Questa nostra posizione non significa stare dalla parte delle Sovrintendenze "chic" che, volendo portar acqua al proprio mulino, pretendono di conservare tutto-e-comunque, cristallizzando situazioni anche imbarazzanti (e prive di qualunque valenza storico-artistico-culturale), arrivando a promuovere anche le famose false ricostruzioni "com'era dov'era".   

Ma concedete alla comunità di questo piccolo paese di Fiume Veneto di continuare a ricordare le proprie povere radici, attraverso qualche silenzioso e degradato testimone, brandello di una storia che al mondo non interessa, ma che almeno agli studenti dell'asilo o delle elementari si dovrebbe almeno continuare a raccontare... e mostrare (sempre che non si voglia concludere in breve tempo la nostra trasformazione in paese-dormitorio).

Un mulino senza ruota, un cotonificio senza cotone, un convento senza suore (... una biblioteca senza libri): molti dei luoghi importanti del nostro paese hanno già perso il loro
motivo di esistere. Saremmo autorizzati a farli fuori, dunque?

Non crediamo.
Perchè ridare dignità ad un borgo come Borgo Venezia, o all'isola del Cotonificio, non significa far passare la ruspa per creare aiuole fiorite (che poi forse non verranno manutenute), ma significa ascoltare chi vive il paese e recepire le necessità... che non è detto siano le soluzioni.

Iniziamo a fare manutenzione, anche volontaria... 1 o 2 volte l'anno, tutti insieme coloro che vogliono e possono, in una festa che faccia riappropriare la comunità delle sue radici.

Accordiamoci con i proprietari di quei luoghi (sono proprietà private!) per aiutarli decidere di mantenere questi luoghi nel migliore stato possibile, in quanto testimoni di una piccola storia.

Poi se arriveranno i soldi, i finanziamenti pubblici o privati che siano, vigiliamo tutti che servano a trasformare questi luoghi-simbolo in altri luoghi-simbolo, affinché non vinca anche questa volta la mera speculazione edilizia o la mera furia igienista.


Nessun commento: